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Antistoria degli Stati Uniti-Introduzione

Gli Stati Uniti vengono celebrati come la patria della libertà. La terra delle opportunità, il luogo in cui chiunque — almeno in teoria — può inseguire il proprio sogno. La Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 proclama con solennità che “tutti gli uomini sono creati uguali”. Parole che hanno incendiato l’immaginario collettivo del mondo intero, fino a diventare il mito fondativo della democrazia moderna.

Ma dietro quel mito c’è un’altra verità. Una verità che si preferisce rimuovere, perché mina alle radici il racconto edificante. La nuova nazione non si reggeva solo sul coraggio dei pionieri o sull’ingegno dei coloni. Si reggeva sulle spalle spezzate degli schiavi africani, venduti e sfruttati come bestie da lavoro. E si reggeva sul sangue dei popoli indigeni, sterminati o deportati per fare spazio a chi arrivava dall’Europa.

Molti dei padri fondatori che scrissero quelle frasi immortali erano, in realtà, padroni di schiavi. George Washington, primo presidente e simbolo dell’integrità americana, possedeva centinaia di uomini e donne ridotti in catene. Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione, tenne in schiavitù più di seicento persone nel corso della sua vita, e non rinunciò mai al sistema che lo arricchiva, pur parlando di libertà universale. James Madison e James Monroe, altri due presidenti celebrati come architetti della Repubblica, fecero lo stesso.

E quando l’espansione a Ovest portò il “destino manifesto” della giovane nazione a scontrarsi con i popoli originari, il risultato fu la pulizia etnica. Uno degli eroi più popolari della storia americana, Andrew Jackson, rimasto scolpito come uomo del popolo, firmò l’Indian Removal Act del 1830. Con quella legge centinaia di migliaia di nativi furono strappati alle loro terre e costretti a marce forzate come il Trail of Tears, il sentiero delle lacrime, durante le quali morirono innumerevoli uomini, donne e bambini.

Ecco il paradosso americano: proclamare la libertà mentre si calpestava la libertà degli altri. Erigere templi alla democrazia mentre si edificava un impero su basi di schiavitù e sterminio. Un Paese nato con una promessa universale, ma costruito attraverso l’esclusione violenta di chi non rientrava nei confini della razza bianca.

Raccontare questa “antistoria” non significa negare i valori e le conquiste che pure hanno preso forma in America. Significa, piuttosto, strappare il velo al mito per vedere la realtà intera. Perché la memoria, se vuole essere onesta, non può separare l’orgoglio dalla vergogna.

Gli Stati Uniti sono nati così: con la contraddizione insanabile tra l’ideale di libertà e la realtà della catena. Solo guardando questa ombra negli occhi possiamo comprendere davvero cosa c’è dietro la bandiera a stelle e strisce.

Questo articolo ha 11 commenti

  1. Fabio

    “Il paradosso americano: proclamare la libertà mentre si calpestava la libertà degli altri”
    Comunque è vero gli opposti si assomigliano. Come la sinistra comunista.

    1. Marco Lazzara

      Ciao Fabio. Non capisco il riferimento alla sinistra comunista. Soprattutto se riferita a quella italiana.
      Al momento non c’è una sinistra e sicuramente non è comunista.
      Un caro saluto.

  2. Michele Russo

    Non è antistoria caro Marco, è la vera storia del popolo più schiavista e sterminatore del pianeta. Non voglio ripetermi ma solo ricordare sempre, a chi non lo sapesse, che gli yankees hanno massacrato tra i 50 e i 100 milioni di nativi americani. Altro che democrazia.

    1. Marco Lazzara

      Ciao Michele.
      Forse le cifre non sono così alte, ma indubbiamente c’è stato un genocidio di proporzioni enormi.
      Gli Stati Uniti d’America inoltre hanno causato molto altro in giro per il mondo, ma ne scriverò in futuro.
      Come hai scritto: Altro che democrazia.

  3. Annamaria

    Pura verità 👏👏👏

    1. Marco Lazzara

      Ciao Annamaria. Grazie per il tuo contributo.
      Un caro saluto. 😘

    2. Dario Mario

      Gli yankee non possono aver massacrato dai 50 ai 100 milioni di nativi perché i cosiddetti pellerossa non superarono mai i 2 milionI, negli attuali USA e Canada. Erano meno ma fecero lo stesso una brutta fine. Semmai i 100 o piu milioni di nativi sterminati erano quelli che abitavano centro e sud America zone molto piu popolate.

  4. Ornella

    Proprio così caro Marco!
    Schiavi e indigeni considerati alla stregua di animali, di esseri inferiori. Tanto da poter convintamente dichiarare che in America ognuno può inseguire il proprio sogno. Ognuno di loro, della razza bianca!

    1. Marco Lazzara

      Ciao Ornella.
      Purtroppo è così e se prende piede, come sembra, il Project 2025, purtroppo le cose potrebbero tornare indietro di molti anni per quanto riguarda i diritti civili.
      Vedremo.
      Un abbraccio forte.

  5. Dario Mario

    Scusa Marco,
     mi dispiace polemizzare sempre sul tuo blog ma detestando tutto ciò che anche lontanamente odora di liberal americano, di cultura liberal/progre/fucsia, di partito democratico (che considero la faccia peggiore della destra economica) non riesco a trattenermi e perdo il controllo.
    Secondo me la storia è una, con più punti di vista da esplorare, come mi hanno insegnato a scuola i miei due professori che erano marxisti, con gli avvenimenti che vanno contestualizzati e non giudicati con le nostre categorie morali attuali.
    Non nego certo che il sogno americano fosse per pochi, leggevo Steinbeck da giovane o guardavo i “cancelli del cielo” di Cimino.
    Io detesto la decontestualizzazione degli avvenimenti storici, i liberal/progre/sinistrati che abbattono le statue di Cristoforo Colombo o usano la categoria della “colpa collettiva” (della razza bianca ovviamente) e dell’assoluzione collettiva (delle altre razze) che è inaccettabile sotto il profilo storico, giuridico, filosofico. Varrebbe la pena leggere cosa dice Hanna Arendt a proposito della colpa collettiva, perché la colpa è personale, solo delle persone fisiche (non dei loro discendenti) e delle persone giuridiche (per es., la corte reale, i governi, la compagnia delle indie, tale multinazionale, il fondo black rock……).
    Questa corrente di pensiero rappresenta per me gli interessi dei ceti abbienti (da Soros in giù) e guadagna dalla contrapposizione tra “razze”, tra culture, tra minoranze e maggioranza, innesca rancori storici e disinnesca in questo modo il conflitto tra classi sociali caro alla vecchia sinistra che ne minerebbe il potere.
     
    Ovviamente non condivido il termine “razza bianca” che usi e usa chi commenta e non credo debba trovare posto in una analisi storica obiettiva. Nella “razza bianca” americana ci sono gli emigrati irlandesi, solo quelli che potevano pagarsi il viaggio in nave verso l’America vendendo tutto, mentre gli altri morivano di fame in Irlanda a milioni, i servi della gleba slavi o dell’Italia meridionale, tutta povera gente.
    Ciò non toglie che il flusso di schiavi dall’Africa alle Americhe fu imponente, senza eguali, perlomeno dai tempi dell’impero romano e nessuno nega il loro disagio secolare
    Eppure, quando ero giovane, non si parlava di razza bianca, ma semmai di classi economiche dominanti, di struttura (economica) come motore della storia e di sovrastruttura.
    Se oggi la sovrastruttura occidentale, artisti, intellettuali, magistratura, chiese varie con qualche defezione, è prevalentemente schierata con la psudo sinistra liberal/dem, qualche dubbio ai pochi marxisti rimasti dovrebbe venire.
    Ai miei tempi si parlava per esempio anche di demografia, quella che spinge milioni di persone alla guerra o ad appropriarsi delle terre meno popolate, argomento oggi tabù.
    A fine secolo la Nigeria, superficie nemmeno 3 volte l’Italia, avrà una popolazione di circa 800 milioni di abitanti, cosa pensate che succederà ai paesi vicini.
    Storie già viste e prevedibili. 
    L’Europa scoppiava demograficamente e il Nord America aveva solo due milioni di abitanti, mi chiedo come poteva finire dopo il 1492, con la mentalità e la cultura del tempo che non sono le nostre di oggi?
    Comunque, per spirito polemico, io anche potrei fare la controstoria alla controstoria.
    La schiavitù fu abolita da Spartacus, uomo bianco, e poi dalla Rivoluzione Francese, reintrodotta da Napoleone e dichiarata illegale dagli inglesi a inizio del 1800, tutti razza bianca.
    Gli inglesi aiutavano, anche legalmente, gli schiavi fuggiti.
    Garibaldi, biondo con occhi azzurri, liberava gli schiavi in Uruguay e molti lo hanno seguito come soldati nelle guerre di indipendenza italiane.
    Migliaia di italiani erano ancora schiavi in Nord Africa fino a metà del 19esimo secolo, 170 anni fa.
    Quando gli schiavi eravamo noi – Focus.it
    Europei e arabi compravano gli schiavi dai regni centroafricani che si arricchivano col loro commercio, interessante quanto racconta il libro di Rampini ne “la speranza africana” su questo, su black live matter, e sulla comica dei risarcimenti woke alla nobiltà nigeriana erede degli antichi  schiavisti del regno del Benin.
    Comuqnue In America ci fu una guerra civile per abolire (formalmente) la schiavitù, ci furono movimenti abolizionisti e poi antisegregazionisti, una parte degli schiavi fu riportata in Africa dove venne fondata la Liberia.
    Racconta Kapuscinsky nel bellissimo libro “ebano” che una volta tornati in Africa, in Liberia, gli ex schiavi liberati dagli abolizionisti riprodussero il modello schiavista americano sui nativi locali, con tanto di ville stile “via col vento”, e servi africani.
    Allora, o era l’unico modello che conoscevano, come dice Kapuscinsky, o semplicemente avevano il potere economico sui nativi essendo loro classe dominante, tutte e due ipotesi che prescindono dalla razza.
    Notare che prima della guerra di secessione, gli stati schiavisti del sud erano per il libero commercio, quelli abolizionisti del nord per i dazi a protezione delle loro industrie, ma che coincidenza con i liberal dem di oggi!
    Di fatto la schiavitù esisteva in tutto in mondo premoderno e in tutte le culture, compreso i buddisti e pure nelle culture precolombiane in America.
    In Africa e nei paesi Arabi era legale fino agli anni 60, l’ultimo paese nel quale fu abolita fu la Mauritania nel 1980, strano che i grandi accusatori della razza bianca non lo sappiano.       
    Mi viene da ridere se penso che una delle scuse di facciata del fascismo per giustificare l’impresa coloniale in Etiopia era proprio l’abolizione della schiavitù, che effettivamente il fascismo abolì nel 1936, lasciando però gli ex schiavi a morire di fame per strada o comunque segregati assieme ai loro ex padroni.
    Faccetta nera, moretta che sei schiava tra le schiave….. ti porteremo a Roma liberata….
    Non è che l’essere umano sia uno con gli stessi difetti e che la parola “razza bianca” sia fuori luogo?

    1. Marco Lazzara

      Ciao Dario.
      Ho riletto il mio post per capire cosa possa avere scatenato una risposta come la tua.
      Sei una persona che stimo e reputo intelligente, ma penso che la tua risposta non abbia colto il focus del mio post.
      Innanzitutto parti scrivendo che tutto ciò che lontanamente odora di liberal americano ti fa perdere il controllo. Questo implica che quello che scrivi non abbia a che fare direttamente con quello che ho scritto, ma con il tuo rapporto con queste tematiche.
      La storia è una. Vero.
      Per questo sto scrivendo questi post. Per ricordare quello che molti tacciono dipingendo la storia americana come un inno perpetuo alla democrazia. Pur contestualizzando storicamente lo sfruttamento degli schiavi e il genocidio delle popolazioni native queste rimangono quello che sono, cioè sfruttamento degli schiavi e genocidio delle popolazioni native.
      Non ho scritto né “colpa collettiva” e non ho citato Colombo, il che mostra come la mie parole abbiano fatto scattare in te qualcosa che con me e il mio post non c’entrano. Così come io non ho mai difeso a spada tratta quella che viene definita “cultura woke”.
      Certo, come “razza bianca” c’era povera gente. Ti ricordo che gli italiani però non venivano riconosciuti come tali.
      Questo non toglie che il “Civil Act Rights” negli USA,che pone fine (a livello legislativo) alla segregazione razziale é del 1964, mentre il “Voting Act Rights” che dà diritto di voto alle minoranze é del 1965, e il secondo “Civil Act Rights” che mette fine (in teoria) alla discriminazione abitativa é del 1968.
      Lo stesso tanto osannato Charlie Kirk diceva che il Civil Act Rights é stato un errore e che non aveva stima di Martin Luther King.
      Chi ha voluto le leggi che discriminavano i neri? Sicuramente non le minoranze etniche.
      Le classi dominanti c’entrano, certo. Ma in queste classi dominanti negli States chi c’era?
      Poi scrivi di intellettuali che si schierano con i liberal ecc.
      A me piace pensare con la mia testa e non di essere accusato di avere idee che sono in linea con altri. Possono esserlo in certi casi, ma ciò non toglie che uso la mia “cabeza”.
      Citi poi cose che non c’entrano con quello che scrivo citando Spartacus e Garibaldi.
      Ho scritto un post sullo schiavismo in generale? No.
      Ho scritto un post sullo sfruttamento e l’ipocrisia di una nazione in particolare.
      Senza mettere tra i buoni e i cattivi democratici o repubblicani. Ricordo che Lincoln era repubblicano.
      Tutti i presidenti americani, compreso il premio Nobel per la pace Obama, hanno bombardato qualche paese durante l loro presidenza.
      Non vivo con la testa nella sabbia. 😉
      Non ho scritto che “i non bianchi” sono tutti belli, bravi e buoni.
      L’Apartheid però, questo me lo concederai, era dominato da gente di “razza bianca”, così come storicamente gran parte della classe dirigente statunitense.
      Sono i suprematisti bianchi di oggi che in America inneggiano alla “razza bianca”.
      Per quanto mi riguarda esiste solamente una razza, quella umana.
      Se però neghi che noi “bianchi” abbiamo fatto un sacco di “cose brutte” nel tempo per quanto mi riguarda sei tu ad avere una visione distorta della storia. E non penso che sia così. 😉
      Peace and LOVE.

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