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Il prezzo da pagare

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“Alcune morti per arma da fuoco sono un prezzo legittimo da pagare per avere la libertà di difendersi.”

Charlie Kirk lo diceva spesso nei suoi comizi, e quella frase oggi rimbalza con forza paradossale. Difensore accanito del Secondo Emendamento, convinto che la libertà americana passasse dal diritto a essere armati, è stato ucciso proprio da un colpo di fucile.

Per anni Kirk è stato il volto più giovane e aggressivo del conservatorismo: fondatore di Turning Point USA, oratore instancabile, militante contro la cultura woke, contro l’aborto, contro l’immigrazione. Era capace di catalizzare folle di studenti, proponendosi come modello alternativo al “pensiero unico liberal” che secondo lui dominava le università americane.

Le sue affermazioni dividevano e spesso incendiavano il dibattito. Durante la guerra a Gaza, ad esempio, ha sostenuto a lungo che “le armi in mano ai buoni sono un bene, mentre in mano ai cattivi diventano un male”. Per lui era semplice: se Israele era il “buono”, allora andava armato fino ai denti; se i palestinesi erano i “cattivi”, allora andavano disarmati e schiacciati. Una logica binaria che riduceva i conflitti complessi a favole morali, ma che trovava terreno fertile in una parte d’America affamata di certezze.

Allo stesso modo, parlando delle stragi nelle scuole americane, ripeteva che non era colpa delle armi, ma delle persone. E che “alcuni morti” erano comunque un prezzo da pagare per non perdere la libertà di difendersi. Parole che, per chi ha perso figli e familiari in quegli stessi massacri, suonavano come una condanna senza appello.

Eppure proprio questo linguaggio netto, questo rovesciare ogni tentativo di mediazione, lo ha trasformato in un simbolo. Per molti giovani conservatori Kirk era la voce che diceva ciò che nessun altro osava dire, il paladino che combatteva la “dittatura del politicamente corretto”. Per altri, era invece un pericoloso incendiario, uno che alimentava l’odio e la divisione.

Oggi resta il vuoto lasciato dalla sua morte e rimane il paradosso: l’uomo che difendeva a oltranza la cultura delle armi, vittima di quella stessa cultura. È un’eco che risuona in tutta l’America, perché non riguarda solo lui. Ogni giorno le armi tolgono la parola a uomini, donne, bambini che non hanno scelto di diventare simboli. Ogni giorno si ripete lo stesso dramma: un Paese che si proclama culla della libertà, ma che non riesce a liberarsi dalle proprie pistole.

Charlie Kirk non sarà ricordato per la moderazione. Sarà ricordato per aver incarnato la polarizzazione estrema, per aver detto ciò che molti volevano sentirsi dire. La sua morte, però, dice qualcosa di diverso: mostra come il confine tra libertà e violenza, tra diritto e abuso, in America sia ormai diventato un terreno minato.

Il colpo che l’ha ucciso non ha spento solo una voce. Ha rivelato, con crudele chiarezza, l’abisso verso il quale il Paese continua a dirigersi a occhi chiusi.

Questo articolo ha 5 commenti

  1. Michele Russo

    Erano e rimangono dei cowboys e i cowboys muoiono. E la guerra civile, con questo bulletto come presidente è alle porte.

  2. monica

    Se chiudo gli occhi e penso “America”, oggi mi viene in mente un perenne stato di violenza dove a governare e ad attirare le masse ci sono pericolosi invasati. In instagram e X ho scovato una serie di dichiarazioni e interviste dell’ultimo Kirk, quello che sollevava dubbi sul 7 ottobre, criticava la guerra con l’Iran degli USA, “esplorava” (suo termine) le connessioni tra la rete pedofila di Epstein e il Mossad e si lamentava delle accuse di antisemitismo e minacce che gli erano piovute addosso dai circoli più oltranzisti dell’estrema destra e sionisti. Qualcuno di quell’area lì a quanto pare ha deciso di farlo fuori. Karma?

    1. Marco Lazzara

      Ciao Monica.
      A quanto pare l’assassino, reo confesso, di Charlie Kirk dalle ultime notizie invece dovrebbe essere il 22enne Tyler Robinson, di famiglia repubblicana.
      Da quello che sembra seguiva personaggi come Nick Fuentes e Laura Loomer che consideravano Kirk troppo moderato.
      (Alla faccia della moderazione.)
      Da quello che ho letto c’erano persone vicine a Kirk che a ogni modo dicono che egli temesse per la sua vita per la reazione di Israele alle sue parole.
      Allo stato attuale le due cose sembrano non coincidere.
      Vedremo l’evolversi delle indagini.
      Grazie per il tuo contributo.

  3. Dario Mario

    Ciao Marco. Due riflessioni. La prima sulle armi, sulla quale mi trovi d’accordo. Mi viene però in mente che altri leader politici “cattrivi” sono stati uccisi anche in Europa, nel silenzio generale, penso a Pim Fortun e Theo Van Gogh sgozzato. Oppure alla loro socia somala infibulata alla quale il governo di sinistra olandese ha tolto la cittadinanza e la scorta, che è peggio che ucciderla, cacciando dal paese. A Robert Fico in Slovacchia, vecchio comunista no liberal al quale um liberal ha sparato di recente. Sulla violenza politica a sinistra i primi dubbi mi vennero più di 35 anni fa a un concerto dei 99Posse: tutti a fare il gesto della P38 e zulu che cantava “se vedo un punto nero ci sparo a vista”. Facevo parte dei collettivi studenteschi di autonomia operaia e per buona parte di noi la violenza politica non età affatto da condannare, era semplicemente un fine. Per quelli piu moderati, cera invecr la violenza verbale, insulto e denigrazione di chi non era di sinistra. Oggi in merito a Kirk sento le dichiarazioni di Saviamo o di Michele Serra, il buono x antonomasia, e mi viene il voltastomaco. La seconda riflessione è sull’uso di Bella Ciao scritto anche sul proiettile. Metà agosto, amichevole di hockey Bolzano Kloten, evento sportivo di interesse zero, sono arrivati degli squadristi svizzeri armati di tirapugni e spranghe, che cantava o bella ciao. Hanno tentato di fare molto male un invalido mio amico che mangiava seduto al brat. Hanno picchiato, cercavano i tifosi del Garmisch amici di quelli del Bolzano per massacranti perché sarebbero di destra. Per fortuna c’era la polizia. C’è una eurodeputata che è partita da Milano x andare a Budapest per picchiare a sangue in 5 contro 1 (invito a vedere il video che è in rete con la faccia insanguinata dell’ungherese) uno che manco conosceva. Magari moriva, ci rimetteva iun occhio o i denti, per cosa? Le anime belle della sinistra, che ho frequentato a lungo per parte della mia vita, sono così sicure di essere diverse dai fascisti? Per m8a esperienza personale assolutamente no. Bella Ciao è steta scritta per questo o.meroterebbe un uso più nobile?

    1. Marco Lazzara

      Ciao Dario.
      La cultura della violenza è intrinseca nell’estremismo politico, sia di destra e sia di sinistra.
      Basta analizzare gli anni di piombo al riguardo. Giovani di destra e di sinistra si uccidevano e uccidevano anche innocenti.
      Il padre del mio padrino della cresima è stato ucciso dalle Brigate Rosse e quindi scusami se non approfondisco ulteriormente un tema che un pochino conosco.
      L’estremismo politico, di cui Charlie Kirk era espressione, getta solo benzina sul fuoco.
      Forse non ti è capitato di leggere i commenti della gente di destra nel tempo, ma t’assicuro che molti scrivono in modo estremamente violento.
      Il riferimento a “Bella ciao” pare sia legato al mondo dei videogame, di cui Tyler Robinson pare fosse appassionato.
      Dalle ultime notizie viene da una famiglia MAGA e si era estremizzato a destra, una destra che considerava Charlie Kirk troppo moderato.
      Seguivo Charlie Kirk da anni e posso affermare senza tema di smentita che si definiva a favore della libertà di parola.
      Soprattutto se si trattava della libera parola di bianchi cristiani ed eterosessuali.

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