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Project 2025

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  • Commenti dell'articolo:3 commenti

Negli Stati Uniti sta accadendo qualcosa che va oltre la contesa politica e i cicli elettorali.
C’è un piano, lungo quasi novecento pagine, che non parla di programmi ma di rifondazione. Un piano che gli osservatori più attenti da tempo denunciano, che potrebbe cambiare per sempre gli Stati Uniti.
Si chiama Project 2025, ed è il tentativo più organico mai concepito per ridefinire l’identità stessa dell’America.
Non più una nazione pluralista, ma una nazione cristiana.
Non più uno Stato di diritto, ma un sistema morale gerarchico, fondato sull’idea di una verità unica da imporre.

Dietro al documento ci sono think tank come la Heritage Foundation, la Claremont Institute, l’Hillsdale College, la Federalist Society, e il Conservative Partnership Institute.
Ci sono i finanziatori storici del conservatorismo radicale: le famiglie Koch, Mercer, DeVos, Wilks, i fondi di Donors Trust.
E ci sono i volti che hanno accompagnato Trump fin dall’inizio: Stephen Miller, Mark Meadows, Paul Dans, Jeffrey Clark.
Insieme compongono una macchina politico-religiosa che non sogna più di vincere elezioni, ma di conquistare un’egemonia definitiva.

Il piano prevede la sostituzione di centinaia di migliaia di funzionari federali con personale “leale” al presidente, la riclassificazione dei dipendenti pubblici attraverso il cosiddetto Schedule F, e la concentrazione di ogni potere nell’esecutivo.
In parallelo, si propone una moralizzazione totale della vita civile: restrizioni sull’aborto e sui diritti LGBTQ+, censura dei programmi scolastici ritenuti “immorali”, tagli alle agenzie ambientali, ridimensionamento della ricerca scientifica non allineata, controllo sui media pubblici.
Il tutto in nome della “rinascita cristiana dell’America”.

Negli ultimi mesi queste idee hanno smesso di essere teoria.
Lo shutdown federale, la minaccia di licenziare in blocco migliaia di impiegati, la dichiarata intenzione di “ripulire le città” con l’esercito: ogni gesto dell’attuale amministrazione ricalca un capitolo del Project 2025.
Trump non ne parla direttamente, ma molti dei suoi consiglieri ne citano i principi parola per parola.
Il linguaggio è sempre lo stesso: “ordine”, “valori”, “redenzione”.
E quando le istituzioni vacillano, il messaggio trova terreno fertile.

In alcune città democratiche si sono già visti i primi segni di una pressione autoritaria:
governatori minacciati di commissariamento, fondi statali bloccati per disobbedienza, proteste pacifiche represse con misure d’emergenza.
Nei tribunali federali, giudici nominati negli anni scorsi hanno cominciato a reinterpretare diritti storici come il principio di separazione tra Stato e religione.
E mentre tutto questo avviene, i media conservatori costruiscono la narrativa del “governo divino” che difende la libertà dal caos.

Eppure non tutto è già scritto.
Molti americani – anche tra i repubblicani – vedono nel Project 2025 una minaccia all’essenza stessa della loro nazione.
Ci sono istituzioni che resistono, stati che rifiutano di applicare certe direttive, generali che restano fedeli alla Costituzione.
L’America è un Paese complesso, e la sua storia mostra che ogni tentativo di assolutismo ha generato anticorpi.
Ma questa volta la battaglia è più sottile, perché non si combatte contro un nemico esterno: si combatte per l’anima del Paese.

Nel bene e nel male, dal destino del Project 2025 può nascere un nuovo paradigma globale.
Se dovesse fallire, sarà ricordato come il punto in cui l’America ha riscoperto il valore della democrazia.
Se dovesse riuscire, segnerà la nascita del primo esperimento teocratico-corporativo del XXI secolo: un modello che altri governi, in silenzio, osservano con attenzione.

Ciò che sta accadendo non riguarda solo gli Stati Uniti.
Riguarda tutti noi.
Perché l’idea che il potere politico possa farsi portavoce di una “verità morale” assoluta è una tentazione che attraversa ogni epoca, ogni cultura, ogni religione.
E quando il potere e il sacro si confondono, la libertà diventa la prima vittima, seguita subito dopo dalla verità.


Principali organizzazioni coinvolte

Heritage Foundation • Claremont Institute • Hillsdale College • Federalist Society • Conservative Partnership Institute • American Moment • Turning Point USA • Koch Industries • Mercer Family Foundation • DeVos Family (Amway) • Wilks Brothers • Donors Trust • The Daily Wire • Breitbart News • PragerU • The Epoch Times • Fox News • Newsmax • One America News Network.


Bibliografia essenziale

The Project. L’inchiesta sul piano che sta ridisegnando l’America e il mondo, David A. Graham, Chiarelettere, 2024

Progetto 2025 – Leadership autoritaria, ed. indipendente, 2025

Heritage Foundation, Project 2025 – Mandate for Leadership, Washington DC, 2023

Andrea Marinelli, Corriere della Sera, 27 novembre 2024

Massimo Basile, La Repubblica, 14 giugno 2024

Affari Internazionali, Alle origini del piano conservatore per cambiare il volto degli USA, 2024


📖 Testo integrale (in inglese) →http://project2025.org https://static.heritage.org/project2025/2025_MandateForLeadership_FULL.pdf

Questo articolo ha 3 commenti

  1. Michele Russo

    Trumphitler

  2. monica

    Davvero inquietante quello che hai descritto caro Marco ed avrà, se si realizza, conseguenze anche da noi. Uno scenario orwelliano. Peter Beinart, autore del libro “essere ebreo dopo la distruzione di Gaza” ne parla a proposito della deriva etnonazionalista e messianica dello stato ebraico che ha risucchiato l’originale tensione tra vocazione universalistica e quella particolaristica e tribale che ha sempre contraddistinto la millenaria cultura ebraica. Il tentativo di dare allo Stato un potere trascendentale lo pone al di sopra del diritto e dei valori morali giustificando in nome della sua “qualità divina” qualsiasi nefandezza, costrizione, limite della libertà. Mi auguro davvero che qualcosa si opponga a tutto questo.

  3. monica

    Davvero inquietante quello che hai descritto caro Marco ed avrà, se si realizza, conseguenze anche da noi. Uno scenario orwelliano. Peter Beinart, autore del libro “essere ebreo dopo la distruzione di Gaza” ne parla a proposito della deriva etnonazionalista e messianica dello stato ebraico che ha risucchiato l’originale tensione tra vocazione universalistica e quella particolaristica e tribale che ha sempre contraddistinto la millenaria cultura ebraica. Il tentativo di dare allo Stato un potere trascendentale lo pone al di sopra del diritto e dei valori morali giustificando in nome della sua “qualità divina” qualsiasi nefandezza, costrizione, limite della libertà. Mi auguro davvero che qualcosa si opponga a tutto questo

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